domenica 19 luglio 2009

Anniversari....

Giusto un anno, un mese e 18 giorni fa, alcuni di voi lo ricorderanno, alcuni vetri, sicuramente aizzati da qualche grumo sovversivo, finirono improvvisamente nella mia mano sinistra, tagliandomela ben bene, mentre ero intento a ripulire la soffitta.

Vi chiederete: ma che cazzo di anniversario è?

Beh, in effetti non lo è, ma mentre stavo assaporando l'ultimo boccone del lauto ristorante cinese, mi è tornato alla mente l'increscioso evento, per cui mi sembrava giusto fare un doveroso bilancio a circa un anno dall'accaduto.

Non posterò foto, anche se di per sè non sono affatto drammatiche, ma non vorrei urtare la sensibilità di voi poveri pazzi che continuate imperterriti a seguire questo blog, poi sto ancora digerendo il vitello saltato con cipolle e zenzero del cinese...

Che dire, allora? Innanzitutto, non ho ancora recuperato la sensibilità al mignolo o, quanto meno, non nella parte esterna, dove praticamente non sento nulla. La cicatrice non fa affatto male, ma se la sfioro mi dà un forte fastidio. C'è da dire pure che il "sarto" del Pronto Soccorso, avrebbe bisogno di fare un urgente corso serale di cucito, visto come mi ha saldato le varie parti (tra l'altro senza anestesia... )

Certo, ci sono comunque dei vantaggi, sia ben chiaro. Per esempio, le ragazze con il loro naturale istinto crocerossino, sono sempre attratte da questo genere di inconvenienti, per cui può essere un modo interessante per attaccare bottone ed accalappiarle (tanto non sono mica geloso, io...)

C'è anche il vantaggio che, alle feste, posso inventarmi la scusa della ferita per evitare di dover intonare con la mia sacra chitarra abominevoli e strazianti "standard" italo-canzonieri (e questo è veramente un gran vantaggio, credetemi).

Ho anche una linea della mano in più. Ok, io non credo nella chiromanzia, ma risulta ora agli atti che i 12 punti di sutura hanno stravolto quello che doveva essere il corso naturale della vita. Infatti, ho scoperto che quella definita come "linea dell' intuito" non c' è più (ma questo non mi stupisce più di tanto), la "linea della testa" è interrotta dalla cicatrice, il che mi fa pensare che quando sarò anziano o mi beccherò l'alzheimer, o una tegola mi cadrà improvvisamente sulla capa. Dulcis in fundo, la "linea del cuore" è addirittura allungata, sempre grazie alla cicatrice, è questo non è niente male, potrebbe significare che la mia attività sessuale continuerà in maniera efficiente anche dopo i 90 anni.

Del resto l'ho sempre detto che avrei dovuto fare il pornostar, invece del musicista....

mercoledì 15 luglio 2009

Frank Zappa/Mothers - Chunga's Revenge (1970)

Disco di transizione? mah... forse. In realtà è un ottimo album, anche questa volta accolto molto tiepidamente pure dai fans (lascio perdere i commenti della critica).

Dopo i 5 anni dei Mothers e la brillante parentesi di Hot Rats, Zappa torna in pista con una nuova formazione, totalmente rinnovata e con un nuovo disco.

Assoldati Mark Volman ed Howard Kaylan dai Turtles (quelli di Happy together, per intenderci), arrivano Jeff Simmons in veste di bassista e cantante e soprattutto il tastierista George Duke, dal trio di Jean Luc Ponty.

Alla batteria il giovane Aynsley Dunbar, poderoso strumentista inglese, fondatore dei Retaliations e dei Blue Whale, che Zappa incontrò e poi assunse in seguito al famigerato Festival Di Amougies, dell'ottobre 1969, nel quale Zappa faceva da manager a Captain Beefheart, che prese parte a quel festival e durante il quale, lo stesso Zappa si ritrovò a suonare sul palco assieme ai Pink Floyd, ai Caravan, Archie Shepp, i Mountain,...

Zappa, comincia a dare molto più spazio ai testi, sfornando un gran numero di canzoni spesso equivoche, piuttosto volgari, ma sempre in base al suo principio di "uomo di informazione" con lo scopo di raccontare attraverso la musica tutto quello che lo circondava, mettendolo talvolta alla berlina o criticandolo apertamente, incurante come sempre delle invettive alle quali sarebbe andato incontro.

"Chunga's Revenge" è ancora una volta un disco un po' particolare. Innanzitutto perchè accanto ai nuovi brani, Zappa ne inserisce alcuni proveniente dalle session di Hot Rats, dell'anno precedente ed ovviamente, suonati da ben altre formazioni. I brani in questione sono la title track (con Sugarcane Harris all'organo e Max Bennet al basso), in una versione piuttosto corta rispetto alle esibizioni dal vivo, ma altresì decisamente brillante, e la ballad Twenty Small Cigars, un brano pressochè sconosciuto, ma molto interessante da un punto di vista compositivo poichè la melodia (che viene suonata assolutamente senza swing, quasi fosse musica classica, pur su un accompagnamento tipicamente jazz) si muove su armonie sempre in contrasto fra di loro eppure legate insieme da soluzioni melodiche veramente ingeniose, oltre a microscopiche ma fantastiche ventate di blues grazie al fraseggio di Zappa alla chitarra (la melodia è suonata all'unisono da chitarra e harpsichord).

Gli altri brani, sono invece tutti nuovi, da Road Ladies, a Tell Me You Love Me (brano spesso risuonato da altri artisti come Steve Vai o i nostrani Elio e LST, per via del riff decisamente molto rock). Non mancano brani decisamente più "leggerini" come Rudy Wnats To Buy Yez A Drink, o Would You Go All The Way, rimasti poi quasi sempre nel cassetto e nell'oblio, per essere poi rispolverati durante il tour del 1976.

Il brano forse più famoso è Sharleena, una canzone veramente ben riuscita e che divenne poi uno dei cavalli di battaglia durante i concerti a venire, anche se, probabilmente, la migliore versione di questo brano è quella proveniente proprio dalle session di Hot Rats, cantata da Sugar Cane Harris, che rimase inedita fino al 1996, quando venne inclusa nel disco postumo LOST EPISODES.

Non manca neanche il solito estratto dal vivo. Nel disco si chiama The Nancy & Mary Music ma è in realtà, uno stralcio live di King Kong, del tour del 1970, dove George Duke da sfoggio di ottima capacità improvvisativa pure con la voce, simulando un assolo di batteria dopo il quale Zappa conduce la band coinvolgendo pure il pubblico in un'improvvisazione collettiva.

Putroppo questa è l'unica testimonianza ufficiale, che inevitabilmente non rende giustizia a una band poco amata (per via dei due Turtles, forse un po' troppo logorroici e delle canzoni sì molto divertenti, ma apprezzabili forse solo da chi conosceva la vita on the road degli artisti, e anche per via del fatto che molte canzoni avevano un carattere locale e difficilmente, potevano essere apprezzate da persone che vivevano dalla parte opposta dell'America)

In realtà il tour del 1970, musicalmente, offriva numerosi spunti meritevoli come la stessa King Kong, per non parlare di Holiday In Berlin, altro meraviglioso tema che fu suonato dal vivo solo in quel tour.

Un'ultima caratteristica di Chunga's Revenge è che gli unici brani a rimanere nel tempo furono proprio Sharleena e tell Me You Love me, al contrario, di Twenty Small Cigars e Road Ladies, esiste solo una versione live, rispettivamente del 1971 (Delaware) e del 1973 (Sydney).

CHUNGA'S REVENGE (1970)

Band: Frank Zappa, Mark Volman (vocals), Howard Kaylan (vocals), Jeff Simmons (bass, vocals), Geroge Duke (keyboards, trombone), Aynsley Dunbar (drums) + Ian Underwood (saxes, keys), Don Sugarcane Harris (organ, violin), Max Bennet (bass)

1. Transylvania Boogie

2. Road Ladies

3. Twenty Small Cigars

4. The Nancy & Mary Music

5. Tell Me You Love Me

6. Would You Go All The Way

7. Chunga's Revenge

8. The Clap

9. Rudy Wants To Buy Yez A Drink

10. Sharleena

lunedì 13 luglio 2009

domenica 12 luglio 2009

Pink Floyd - Atom Heart Mother (1970)

Nel pieno dell'era prog, i Pink Floyd escono, dopo la pubblicazione passata piuttosto inosservata di Zabrinskie Point, con un disco che entrerà a far parte della storia, a partire dalla celebre copertina con la mucca.

Atom Heart Mother, è un disco equilibrato, dall'atmosfera estiva e un po' malinconica (a parte la title track). I brani sono equamente divisi, ognuno porta la firma ad un brano tranne Mason, che contribuisce solo nella omonima suite.

Atom Heart Mother (il titolo originale era The Amazing Pudding) è una lunga suite di oltre 24 minuti, dove, dopo il tema, lunghi spazi sono alternati di volta in volta dai soli di Gilmour a parti corali molto epiche ed avvolgenti, fino all'epilogo clamoroso con tutta l'orchestra.

Registrato nel marzo del 1970 e diretto da John Aldiss (non senza difficoltà, soprattutto a causa dell'indisciplina degli orchestrali), è un brano che è sempre stato suonato dal vivo tra il 1970 e il 1971, ma di tutte le versioni solo una ventina scarsa presentano l'arrangiamento completo con fiati e cori. A causa infatti dei numerosi show che i Floyd tenevano ovunque, la band poteva disporre solo di orchestre locali, con le quali spesso c'era poco tempo per provare, il che rendeva non tutte le esecuzioni perfette. E in effetti, di tutte, solo alcune sono veramente memorabili, come quella ad esempio di Londra del 16.9.70, Hide Park '70, Montreuax '71, Offenbach '71... Tutte le altre avevano un arrangiamento che seguiva l'andamento della suite, ma con lunghi vocalizzi di Gilmour e Wright e lunghi assoli di batteria.

In occasione di un loro concerto in Germania, i Floyd rischiarono di terminare anticipatamente il set, perchè la partitura orchestrale di Atom venne dimenticata a Londra e i roadie, che montavano il palco, se ne accorsero solo verso le 18. Parti un corriere appositamente, mentre una Porsche della polizia era pronta all'aeroporto per riportare la partitura alla sede del concerto, dove arrivò appena in tempo.

Dopo Atom, seguono tre brani, di cui solo Fat Old Sun, veniva suonato regolarmente dal vivo. Gli altri, uno a firma di Waters e l'altro di Wright, riecheggiano le tipiche atmosfere psichedeliche, con una forte tonalità nostalgica ma al tempo stesso molto solare. I due brani in questione sono If, che raramente venne suonato dal vivo dai Floyd, ma decisamente più sovente da Waters nei propri tours, e Summer '68, del quale non esistono versioni live. (Per chi lo conosce, il brano "Sul Fondo Del Sand-Creek" la ricorda moltissimo, anzi ha praticamente lo stesso impianto armonico).

A contraltare alla lunga suite iniziale, c'è poi Alan Psychedelic Breakfast, che conclude il disco. E' un tipco esempio di sperimentazione pinkfloydiana, fin dall'intro, che si apre all'interno di una cucina, dove uno entra, apre la finestra, riempie un pentolino e lo mette a bollire. Solo che al posto del gas, c'è un accordo, e mentre si accende il fiammifero, ce n'è un altro, fino a che il brano prende, definitamente, forma e vita.

Anche quest'ultimo brano venne suonato in occasioni molto rare (quattro o cinque al massimo, tutte intorno al dicembre 1970).

I Floyd riuscirono, nel corso dei mesi a perfezionare un assurdo marchingenio da portare sul palco, che poteva ricreare diversi rumori tipici e comuni di una cucina. Ma non riuscirono mai a portarlo veramente nei loro show.

Atom Heart Mother, attirò l'attenzione di Stanley Kubrick, che lo voleva utilizzare a suo piacimento per il film Arancia Meccanica, ma non ottenne mai l'autorizzazione dai musicisti che, come poi dissero :"In effetti era difficile immaginare quel film con quella musica. Forse è un bene che sia andata così".

ATOM HEART MOTHER (Harvest, 1970)

Band: Dave Gilmour (chitarra, voce) * Roger Waters (basso, voce) * Richard Wright (tastiere, voce) * Nick mason (batteria)

1. Atom Heart Mother

2. Ifv

3. Summer '68

4. Fat Old Sun

5. Alan Psychedelic Breakfast

mercoledì 8 luglio 2009

Pooh? Semmai khrlhlrhrlhr (Onomatopea dello Scaracchio) - Eventi Nefasti

Questo post è dedicato all'amica Francesca.

Ci sono eventi, specie quelli traumatici, che il nostro cervello riesce fin da subito, a rimuovere totalmente dalla nostra memoria, per evitarci probabilmente dolori e tristezze continue.
E per questo lo ringrazio (il cervello). Tuttavia, altre volte, accadimenti che eri riuscito quasi del tutto a cancellare per sempre, vengono riportati alla luce da persone, che magari hanno pure partecipato con te a quell' evento e che, a distanza di anni rivedi con molto piacere e ti fanno sorridere ricordandoti appunto eventi nefasti che speravi di aver rimosso con una bella formattazione del cervello, ahimè non riuscita.

Ah già... chi è Francesca? beh, è una cara amica che conosco da circa 9-10 anni, dai tempi della gloriosa e assurda BJB, una band jazz (dire "jazz" è un eufemismo, visto che facevamo allegramente cagare) nella quale ho mosso i miei primi passi incerti da artista e, che ogni tanto usciva con noi e che era riuscita nel tempo a resistere al fascino del musicista bello e dannato (perchè all'epoca ero bello, beh un po' come adesso... dannato lo sono dalla nascita più o meno), nonostante alcuni miei, a dire il vero timidi e leggeri assalti.
Poi mi ha ritrovato, in questi giorni,su facebook e sono stato molto contento di risentirla, cosicchè, chattando un po' è ritornato alla mente un capodanno che abbiamo passato tutti insieme e che ha avuto però un increscioso retroscena, cioè proprio quello che speravo di aver rimosso.

Già, perchè c'è stato un tempo, molto lontano e fortunatamente molto breve, in cui sono incappato accidentalmente nei Pooh... sì sì, avete capito bene, proprio il nefasto quartetto dalla cui unione sodomita oggi ci ritroviamo il Facchinetti Junior a imbrattare le strade con strani slogan senza senso ("bella di padella" ?!?!?! cazzo vuol dire bella di padella?!?!?!?!? vende pentole antiaderenti? boh...)
Ok ok, state tranquilli, io i Pooh mica volevo vederli, eh... anzi, l'avessi saputo prima avrei evitato di trovarmeli davanti... sì, no, lo so che sono molto amati in Italia, ma io da quel lato lì non mi sento italiano, non mi piacciono proprio.... c'è pure chi li reputa un gruppo prog (solo perchè han fatto Parsifal), sì ma vogliamo confrontarli con gli Area, col Banco, le Orme? no vero? i Pooh son poi quelli di "Piccola Checca" e altre hit del genere, la loro parentesi prog, dura lo spazio di uno sputo... da lì, appunto Pooh...

Vabbè, ma andiamo con ordine...

Il fattaccio risale appunto al 1999 o forse 2000, quando mi aggregai all'amico Cichin (batterista della BJB) per andare a passare il capodanno con altri amici (e anche Francesca, appunto) in Liguria, giusto un paio di giorni, a casa di una amica che ci aspettava là.
Partiamo il 31 dicembre intorno alle 15, per ritrovarci imbottigliati inevitabilmente nel traffico genovese, dal quale riusciamo a riemergere solo verso sera. La casa era a Borghetto Sotto Spirito. Posati armi e bagagli, dopo una leggera cena (che tra l'altro non ricordo nemmeno di aver fatto), decidiamo di andare a San Remo per la notte di San Silvestro. Ma la città dei fiori e dell'inutile Festival, non è che sia proprio dietro l'angolo, c'è un bel pezzo di strada da fare, fatto sta che ci arriviamo, trovando pure un insperato parcheggio, intorno alle 23 e 50 circa.
Praticamente giusto il tempo di venire bombardati dai petardi e dai botti che i criminali abitanti lanciavano dai balconi giù in strada. C'era pure chi, i botti, li lanciava da terra ad altezza uomo, manco i Viet-Kong erano soliti accogliere così calorosamente gli stranieri!

Fatto sta che, inevitabilmente, la festa per il nuovo anno ci travolge e veniamo guidati da una marea umana in transumanza, verso la spiaggia. Tra me e me penso "ma la Mecca, è in spiaggia?" no perchè sembrava di assistere ad un pellegrinaggio di migliaia e migliaia (ma cosa dico migliaia??? migliaia!!!) di persone verso un luogo ben preciso.
A noi non è che fregasse nulla, era bello passare il capodanno insieme, andava bene tutto... beh, non proprio tutto, eh... a me, personalmente sarebbe bastato evitare un concertone di liscio o di qualche inutile autorità della canzone italiana, tipo AlBagno, Toto Cutugno,... insomma tutta quella gentaglia lì...
Comunque, dopo un po' la marea transumante si ferma... che succede? un semaforo rosso? arrivano gli alieni a prenderci?

no....

peggio....

dei grossi fari posati lungo la spiaggia (tipo quelli delle prigioni di massima sicurezza) abbagliano il triste cielo sanremese, girando qua e là e oscurando le povere stelle che facevano capolino sulle nostre teste.
C'è uno strano silenzio, la folla mantiene un brusìo di sottofondo molto lieve, come se non volesse farci (e farmi) sentire e scoprire quello che mi aspettava.
Ad un certo punto, la spiaggia si apre in due, più o meno come quando quel biondo, tanti anni fa aveva diviso le acque... una voragine immensa si presenta davanti ai nostri occhi... "ma che è 'sta roba?!?!?" mi domando. "la fine del mondo?!?!?"

no...

peggio...

con un sistema di carrucole e traini mossi da povere mucche rubate a un mandriano, un enorme palco, comincia ad apparirci davanti tra lo stupore generale (tranne il mio, io ero più interessato alle gnocche che c'erano lì). Nel giro di un minuto al massimo, un enorme palco futurista si compone e con un altro sistema di carrucole, questa volta azionato da ignari schiavi egizi scampati all'ira di Cleopatra, arrivano quattro tizi, di bianco vestiti, pure nei capelli, vista l'età... addirittura, la postazione del batterista, era scesa dall'alto, dalle nuvole, forse si era fatto dare un passaggio da un elicottero di stato (visto che va di moda, oggi) o magari dallo stesso biondino che divideva le acque e le folle stesse...
Indovinate chi erano? i Pooh, appunto (per quei pochi fortunati che non li conoscessero, "Pooh" si legge prima creando del catarro in gola, poi lo si espelle appunto sputazzandolo dove si vuole, con il rumore onomatopeico Pooh, appunto)

Mentre la folla in delirio comincia a strapparsi i capelli dalla gioia, lo sconforto (e il catarro) mi avvolgono in una triste solitudine, nella quale cerco di isolarmi, invocando Dio (perchè all'epoca ero più o meno ancora cattolico, ma stavo già smettendo, eh...) perchè li facesse sparire, magari con un meteorite, giusto per non farli soffrire più di tanto.
E invece no. Le mie richieste rimangono inascoltate, non solo! essendo un "concertone" speciale, vista l'occasione, si parte subito con i pezzi dannata (scritto volutamente senza apostrofo), "Piccola Checca" coinvolge tutto il pubblico in un coro di alpini ubriachi con tanto di "Tapum-Tapum"... Fortunatamente il mio "Format C:" funziona, per cui, grazie anche all'abbondante uso di alcool, riesco totalmente a dimenticare gli altri pezzi, anche perchè in realtà, lì ci rimaniamo ben poco, visto che con un' occhiataccia infernale, guardo l'amico Cichin e gli faccio capire che se non ce ne andiamo da lì entro due secondi, faccio uno sterminio di massa, partendo magari proprio dai quattro sventurati pensionati che, sul palco facevano ballare pure le dentiere.

Dopo un po' il fastidioso rumore delle loro "canzoni" si allontana sempre più, fino a rimanere un vago, seppur inquietante, ricordo, mentre noi dirigiamo le nostre terga altrove, in altre zone della città. E così, a nottata finita, dopo una domenica (era il primo gennaio) passata a disintossicarci nella zona di Bussana Vecchia, la nostra vacanza ha termine e facciamo ritorno verso casa.

Ehhh... già, e così non mi sono fatto mancare neanche i Pooh... che culo eh? vabbè dài, un'aspirina, una lobotomia e passa tutto... massì, in fondo ci siamo divertiti, va...

Grazie, Fra
;-)

martedì 7 luglio 2009

I LOVE RADIO ROCK! (punto e basta!)

AVVISO IMPORTANTE: QUESTO POST RISULTERA' ANTIPATICO, ARROGANTE, PRESUNTUOSO, NON RICHIESTO E NON PIACERA' A MOLTI DI VOI, CHE POTREBBERO SENTIRSI ANCHE OFFESI A LIVELLO PERSONALE DAL MIO TESTO. SE SARA' COSI', MI SPIACE, PEGGIO PER VOI. IO VI HO AVVISATO.

Mi piace molto aggiornare il blog, anche a caldo, di getto, se posso, non appena mi capita o vedo qualcosa che mi colpisce in maniera particolare. E stasera è la volta di I Love Radio Rock, il film sulle radio pirata inglesi degli anni '60.
Ovviamente non lo racconterò, nè vi elencherò le numerosi canzoni che compongono la ricca colonna sonora. Volevo solo condividere lo strano effetto che mi ha fatto vedere un film con così tanta musica che conoscevo (e conosco) benissimo, pur non avendo certo vissuto quel periodo nemmeno di striscio, ma è come se una parte di me fosse ancorata lì e a quella musica.
Ed in effetti lo è, visto che ascolto solo "robe vecchie" direbbe magari qualcuno, ma non ci posso fare nulla, quello è il mio soundtrack, che mi porto appresso ovunque vada.
Ognuno di noi ha nell'anima una propria colonna sonora, e quella è la mia (ovviamente aggiungendovi tutto quello che adoro e che in quel film non c'era, ma questo va al di là del film, è un qualcosa che appartiene ad ognuno di noi).
Beh... certo che se la vostra colonna sonora è fatta solo dal tipo che si chiama Alessio ma il suo vero nome è Gigi, da Tizzy Iron, da quella che fa piccole Pause in solitudine o dagli "Amici" della DeFibrilli, vabbè, condoglianze, siete veramente messi male... non so se sia possibile recuperarvi... mah, magari sì, ma ci vorrebbe una lobotomia di quelle pesanti.
Per carità, bravi 'sti qua eh, ma non osate neanche metterli sullo stesso piano di Hendrix, Grateful Dead, Kinks, Jefferson Airplane, Byrds, Who, Bob Dylan, Aretha Franklin, James Brown, Van Morrison e NON CITO VOLUTAMENTE nè il PROG, nè il JAZZ, nè ZAPPA perchè sarebbe troppo facile...

Devo andare avanti con l'elenco e massacrarvi del tutto? no vero?

Ok, sono un estremista (musicalmente parlando, anche se in realtà ascolto di tutto), volutamente polemico e di parte. Ho sempre cercato di mantenere equilibrato il blog, senza mai volere che qualcuno si offenda per quello che dico. Ma, visto che i gusti di ognuno sono sacrosanti, e quindi lo sono anche i miei e questo blog è mio, e parliamo di musica, non posso non dire quello che penso in tutta libertà... se non vi piace, nessuno vi obbliga a leggerlo. Piuttosto, chiudete e andate a fare i casting per il Grande Frittello.

La verità (e qui voglio essere arrogante a tutto spiano) è che là, in mezzo agli artisti citati e a moltissi altri sempre lì, c'era e c'è VITA... certo, ci sono anche realtà odierne che meritano assolutamente tutta la considerazione possibile, ma sono poche mosche bianche in un marasma piatto, uguale, senza nerbo, senza idee.
Anche allora c'erano case discografiche o produttori idioti che imponevano assurde linee da seguire per i musicisti, però era comunque diverso. Anche musicisti estremi, seppur totalmente fuori dagli schemi commerciali (ne cito due "a caso", Zappa ed Henry Cow), potevano creare e sviluppare le propria musica e cercare di viverci pure. Ogni gruppo tentava comunue di dare una propria impronta, un proprio sound al proprio lavoro...
I classici bacchettoni bigotti obietteranno: ehh ma sai, però, certo che erano a volte stonati, poi sai io è 40 anni che suono, sai...
è vero, non erano perfetti, ma avevano qualcosa da dire. e minchia, se ne avevano!
Non era possibile confondere i Beatles con i Turtles, gli Yes con i Genesis, i Jefferson Airplane con i Quicksilver... perchè erano fottutamente diversi gli uni dagli altri e dannatamente bravi.
oggi tutti questi confini non ci sono quasi più, il tutto in nome del dio Denaro, per il quale non importa che musica tu faccia nè tantomeno, come la faccia, l'importante è che si venda... e se non si vende la si pompa fino a quando tutti la comprano, solo perchè sono incapaci di giudicare con la propria testa, perchè ormai privati della possibilità di sviluppare un proprio senso critico.

Non siete d'accordo con me? non m'importa. là c'è vita. e a me piace la vita. Io vado là e ci rimango. passerò per antiquato? che mi frega, tanto vado pure a vedere i concerti oggi, non resto fermo certo in un'epoca.
Non credete a tutto quello che ho scritto? andatevi ad ascoltare un po' di quella musica... tanto male non vi fa... andate a vedervi quel film che sono sicuramente soldi ben spesi.
Cosa ho detto? "spesi" ??? ho sbagliato, quello è un investimento, per la tutela delle vostre orecchie e del vostro cervello, sempre che ci teniate.

(ovviamente è un consiglio che rivolgo soprattutto a quei tamarri che passano sotto casa mia col volume a palla, sparandomi nel "mio" spazio arereo le amene ed "immancabili" hit di Gigi D'Alessio e compagnia bella)
Oh, sia ben chiaro, bravo, neh... ma mi ha veramente spappolato i coglioni....