Ieri sera ho potuto assistere alla serata piovosa dello spettacolo dei 20 artisti (per lo più giovani ed innocenti ragazzi, a parte un paio di "delinquenti" che ben conoscevo) guidati dal contrabbassista William Parker nella serata conclusiva del workshop tenuto qua da noi questa settimana.
Non mi dilungherò molto sullo spettacolo in sè, visto che, avendo raggruppato ragazzi provenienti da diversi generi musicali, chi con conoscenze tecniche e musicali avanzate e chi no, il nostro amico WP, ha probabilmente cercato di trasmettere in maniera molto semplice l'aspetto sociale della musica, quello del suonare insieme, imparando ad ascoltarsi e ad ascoltare gli altri, utilizzando strutture piuttosto semplici, a volte decisamente orecchiabili, in modo da poter far suonare tutti insieme senza grossi problemi.
Finito lo spettacolo, Mr. Parker (che è un importante esponente della scena free newyorkese), viene diretto verso il Jazz Club di Biella per concludere la serata in musica, per farlo esibire in un breve set da solo col suo contrabbasso.
Segue, all'interno del locale, una sua lunghetta introduzione sul come e perchè abbia iniziato a suonare il contrabbasso, raccontata un po' all'americana, cioè usando diverse metafore a metà tra l'hippie e il filosofico/mistico, probabilmente condendola anche con un po' con altre immagini, certo molto evocative ma anche un po' noiose, dopodichè inizia il suo breve set in solitario, non prima di aver annunciato che il primo brano che avrebbe suonato era una sua composizione del 1972.
E inizia a suonare....
Oh, state tranquilli, non era un cane, eh... suonava eccome. Il problema è che, trattandosi di free-jazz, ovvero musica totalmente improvvisata, sai quando inizia, ma non sai quando finisce, nè tantomeno cosa può succedere durante. E non aspettarti certo troppi appigli (riff, vaghe melodie orecchiabili,...), perchè è free-jazz di quello vero.
Fatto sta che i minuti passano.... 5, 10, 20, 35 .... mentre WP continua imperterrito a sviolinare il suo contrabbasso, comincio a chiedermi: "non è che il pezzo è del 1972 e dura trentasette anni? no, perchè non finisce più, cazzo!!!"
Ora, chi mi conosce sa che sono solito ascoltare le cose più assurde, robe che hanno durate ben superiori all'improvisazione (intitolata tra l'altro "Cathedral of Light") del nostro amico, ma ascoltare un contrabbassista solo, che fa del free-jazz estremamente esasperato all'inverosimile e non smette di suonare mai, dopo che aveva fatto un'introduzione lunga come la Quaresima, mette a dura prova anche i più resistenti.
Il bello è che il pezzo non era poi male. Oddio, era più che altro un continuo, incessante uso di soli armonici, suonati ovunque sulla tastiera del contrabbasso e nelle posizioni più assurde.
Per carità, bravo eh, però c'è stato un momento nel quale non ce la facevo più, volevo che si fermasse, volevo quasi sparargli o pregarlo in ginocchio perchè la smettesse, mentre intorno a me, tutti gli altri (non ho mai visto a Biella così tanti appassionati di free-jazz in delirio come ieri, e sono tutt'ora convinto che fossero in estasi solo per il suo vestito, del quale tra l'altro non ho ancora parlato), continuavano a muovere il capo su e giù, con fare sicuro, quasi riuscissero a sentire un bel ritmo in 4/4, che ovviamente non c'era per nulla, godendo come dei forsennati solo perchè faceva armonici con ogni parte del corpo, ci mancava solo li facesse con i peli del culo...
Insomma, dopo forse un'ora la sua stramaledetta Cathedral Of Light, terminava con uno scroscio di applausi che mi ha ridestato dal torpore profondo, mentre asciugandomi velocemente la bavetta applaudivo annuendo, con la tipica faccia orgogliosa di quello che dice "ehhh, io c'ero!!"
Seguono poi due FORTUNATAMENTE brevi improvvisazioni molto più tradizionali, sempre free, ma decisamente più ortodosse. In realtà erano due walking blues in 3/4 piuttosto ripetitivi e monotoni, con il quale l'amico W.Parker pone fine al suo "breve set" biellese, chiamando a raccolta i numerosi allievi del workshop, per una mega jam finale.
E anche qua un' altra sorpresa. Sapendo che i ragazzi che salivano sul palco a grappoli per suonare con lui, a parte un paio, non avevano una gran dimestichezza col jazz, figuriamoci col free-jazz, ho pensato: "beh, è un contrabbassista di gran esperienza, sa come funzionano le cose, sa come vanno le jam... li coinvolgerà sicuramente in un blues chilometrico che durerà tutta la notte, tanto il blues tutti lo possono (e lo devono) suonare, ed è comunque sempre una bella palestra."
E invece no. Ripercorrendo il solco tracciato dalla sua ormai celeberrima Cathedral Of Light (ecchedduballe...), inizia ad improvvisare liberamente aspettando che i ragazzi lo seguano a ruota.Ma ahimè, com'era piuttosto inevitabile, i ragazzi si lanciano senza paracadute, ognuno un po' per i cazzi suoi, senza minimamente ascoltare cosa facesse l'altro... insomma, la jam si trasforma in un gran bordello d'altri tempi.
Vabbè, sono comunque esperienze da fare, tuttavia, considerando che erano le tre di notte, il volume superarava ampiamente i 78 db (hahahah, non ho usato i 78 db a caso, ovviamente) e che il mio cervello era stato ampiamente devastato dalla Cattedrale di Luce, ce ne siamo andati a nanna, alzando i tacchi velocemente, come del resto stavano facendo già in molti.
P.S. ho dimenticato di parlarvi del vestito. purtroppo non ho foto da mostrarvi, ma immaginatevi un bel completino MOLTO sgargiante, di quelli che nemmeno i tedeschi in vacanza osano mettere (e il termine "MOLTO sgargiante" vuol dire proprio MOLTO MA MOLTO), con motivi magari disegnati da un fan di Escher dopo un'overdose di LSD, poi immaginatevi pure un bel cappellino ad hoc, e andate in giro mettendo in ogni frase un "yeah, man!" oppure un "hey, you know".... ecco, ora potete dire di essere dei veri improvvisatori di free-jazz americani.
Insomma, la morale è questa: io non amo il free-jazz (è questo lo si era capito), anche se ho potuto apprezzare diversi concerti di questo genere, tenuti da altri artisti, che mi hanno saputo trasmettere veramente grandi emozioni.
Tuttavia, ho notato che:
se uno si veste in maniera stravagante (e WP decisamente lo era), magari è straniero (che fa sempre figo), racconta di come si suona utilizzando fantasiose immagini (tipicamente americane, e nel tipico slang americano) quali alci, indiani, grotte buie, cime tempestose, insegnanti sciamani, e amenità simili, riesce ad ipnotizzare la platea che, dapprima lo deride ironicamente per il vestito che indossa, poi cade letteralmente ai suoi piedi.
Qualsiasi cosa lui dica, per loro è bella e fa ridere (anche se pochi capiscono l'inglese) e, automaticamente, lui guadagna un bonus, che gli dà il diritto e la tranquillità di eseguire qualsiasi cosa gli passi per la testa perchè sa che tanto, essendo improvvisata, nessuno potrà poi reclamare per non aver sentito standard, l'importante è suonarla bene, non importa cosa, importa come.
La mia vuole essere ovviamente una provocazione, so benissimo, cosa c'è dietro il free-jazz, conosco diversi musicisti che praticano l'improvvisazione libera in maniera totale e mi hanno abbondantemente spiegato parecchie cose in proposito, è che a volte, non capisci se quelli che hai di fronte ci sono o ci fanno, cioè se si trincerano volutamente dietro un alone di borioso carisma per poter suonare il cazzo che gli pare, come gli pare e se, la cosa ti è piacuta ok, ma se non ti ha trasmesso un bel cazzo di niente, si giustificano con le classiche frasi: ehhh, ma questo è free, devi aprirti, devi liberarti....
oh, io se volete apro le gabbie e libero i cani, eh... basta chiedere.
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