martedì 11 agosto 2009

Alla fine, ci vado sempre di mezzo io... (I Sogni di Munckaarp Van Der Fleecken - IV° Parte)

Approfitto della tranquillità temporanea degli esseri umani, molti dei quali ancora tra le calde braccia di Morfeo, per aggiornare il blog, ultimamente un po' abbandonato al suo destino, con un sogno fresco fresco di qualche minuto fa.... e come al solito, un po' strano.

Dunque, è diviso in due parti, ma è sempre lo stesso sogno, solo che c'è una parte centrale che non ricordo.
Nella prima, mi trovo, insieme ad alcuni amici, all'interno di un'enorme casa/ristorante, che è gestita da me insieme a un amico (un noto sassofonista, nonchè amico di fresca data) e un altro che non ricordo chi sia. Ci troviamo in uno dei tavoli, quello solitamente utilizzato dai soci; è un tavolo molto grande, in formica, rotondo e di color verde mela, dal piano molto spesso e le gambe acciaio. Sì, lo ammetto, come tavolo fa cagare, ma abbiate pazienza, è un sogno (nel senso che sto sognando, non che ne desideri uno fatto così).
Comunque. Oltre a me c'è Ambra e alcuni amici, che si trovano lì a fare colazione, perchè è una casa/ristorante, ma nel sogno è mattina.
Si sta parlando di tante cose, progetti, problemi, ma l'atmosfera e molto tranquilla.
Io, ho molto sonno, ma mi sto svegliando, tuttavia, sto ancora sonnecchiando e sono seduto su una sedia sdraio, ma molto alta e, soprttutto, completamente girata sotto sopra, cioè sto praticamente dormicchiando a testa in giù. E il mio socio, è preoccupato dalla cosa, tanto che mi spedisce un messaggio dove mi dice (parole testuali anzi, scritto testuale) "ti vedo giù e sono giù, ti vedo su e son più tranuillo".... state tranquilli, non è omosessuale, è solo un po' preoccupato, infatti, stiracchiandomi stancamente, mi capovolgo, quasi come facessi il movimento di un addominale, e mi riporto al tavolo con gli altri.
Le conversazioni sono le più diverse, quella che mi ricordo è che i fornelletti della cucina, sono disposti male, soprattutto uno dei fuochi, quello in alto a destra, non funziona bene, perchè era stato da poco lavato e risistemato con poca cura, per cui le fiammelle uscivano a stento. Altra cosa che ricordo, è che c'era la musica dal vivo (nonostante fosse mattina presto) e che a un certo punto io e il mio socio ci dividiamo un piatto di ossobuchi, con l'ultima pagnotta rimasta.

Poi di questa parte di sogno, non ricordo nulla, anche se so per certo che era ancora lungo, era una parte fatta di molti discorsi ma, ahimè, cancellata per sempre dalla mia ram. Tra l'altro non mi sono svegliato lì, anzi riprendo dopo un po' a sognare.

E ci ritroviamo nel mezzo delle strade cittadine di Genova. Nella mia auto ci sono sempre Ambra, il mio socio con la fidanzata e c'è anche il Solani (il mio insegnante di musica... beh, l'avevo citato molto tempo fa in altri post, a proposito della verdura dimenticata in macchina...).
Non so perchè siano con me cioè, so che li sto portando in Francia, ma non chiedetemi perchè.
Comunque. Ci troviamo in pieno centro e tutto sommato, non c'è un gran traffico; dobbiamo raggiungere l'autostrada e intanto si chiacchiera normalmente. A un certo punto l'attenzione di tutti si sposta sulla destra dove, in uno spiazzo, c'è un container, completamente aperto sui quattro lati, contenente un trattore pieno di legna, solo che la legna lo riempie in maniera incredibile, traboccando dal container e addirittura sparpagliandosi in giro.
Alllora, a questo punto inizia un dialogo tra me e Stefano, che diche più o meno così:

S. - no!no! ma allora mi devi aiutare! non possiamo andare avanti così. Guarda che squallore! Possiamo fare un sacco di cose, noi. Poi quando suoni, comunque suoni benissimo, no?

G (io) - (con un'aria un po' imbarazzata) - mah... Stefano, lo sai che non suono quasi mai... sì, beh, se faccio le mie cose ...

Intanto, ci immettiamo in un grosso viale, piuttosto trafficato. Per raggiungere l'autostrada, devo svoltare ma, causa dei lavori in corso, siamo costretti a fare una deviazione, che ci allunga la strada di qualche centinaio di metri poi, a un certo punto veniamo obbligati a fare un'altra deviazione, praticamente facendo un'inversione a U in quello stesso viale, come del resto stavano facendo tutti, per poi svoltare verso l'autostrada.
Solo che, dopo pochissimi metri, vediamo molti cartelli per lavori e, sul centro della carreggiata, una marea di detriti, ciottoli, più o meno tutti della stessa grandezza e di color biancastro/grigio, con gli angoli molto aguzzi.
A quanto pare, stanno demolendo alcuni edifici della zona, per cui deviano il traffico. Non sarebbe nulla di strano senonchè, ci costringono a passare (e come noi molti altri) proprio vicinissimo anzi, quasi sotto, gli stessi edifici che stanno buttando giù.

Io, essendo comunque estate, ho il finestrino giù ma per cautela, lo alzo tenendolo aperto solo per qualche centimentro. Proprio mentre stiamo passando noi (ovviamente), arriva giù un'altra quantità incredibile di detriti, che colpiscono anche la macchina, ma quello è il problema minore, perchè un grosso quantitativo di pietre miste a ghiaia, terra, erba e altro, entra in macchina ricoprendoci parecchio, soprattutto me, che vengo travolto da un ammasso di detriti, giù per la schiena e anche in faccia. Non mi fa molto male, però un bel po' di dolore al naso, soprattuto, lo sento, tanto che non riesco più a guidare e, nonostante andassi piano, rischiamo di finire fuori strada.
Fortunatamente, essendo comunque vigile, con un occhio riesco a capire dove andare e, prima di finire contro un'altra casa mi fermo.
Di colpo, tolta la terra di dosso, ci troviamo in una piazza, rettangolare, non molto ampia. I biellesi la potrebbero visualizzare come Piazza Cisterna, su al Piazzo. E' molto simile, forse un po' più larga.
Fatto sta che, una volta tolti i detriti usciamo dalla macchina e ci guardiamo intorno. Le case che si affacciavano sul piazzale, avevano tutte dei balconi, pieni di gente che ci osservava.
Io ero incazzato nero per l'accaduto e non so perchè, ce l'avevo coi francesi. (probabilmente perchè nel sogno, eravamo sì a Genova ma contemporaneamente anche a Ventimiglia, ancora in Italia, ma già con parecchi abitanti francesi).
Improvvisamente la gente sui balconi si anima, in maniera evidente e, proprio gli abitanti francesi, visibili perchè vestiti di blu, cominciano ad agitarsi contro gli italiani, presi invece un po' alla sprovvista, con gesti piuttosto chiari, addirittura cominciano ad arrampicarsi sui balconi per andare a massacrarli.
La situazione degenra molto velocemente, tanto che mi rendo conto che dobbiamo uscire subito da quella piazza, prima che sia troppo tardi e ci dirigiamo velocemente verso il confine, quasi come fosse troppo tardi per tornare indietro, pur con il dubbio però di essere non molto bene accetti una volta passata la dogana.

e poi mi sveglio...

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